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Principali risorse minerarie del Congo e loro distribuzione
- COLTAN: Kivu
- CASSITERITE: Kivu- URANIO: Kivu
- DIAMANTI: Nord Kivu, Kasai
- ORO: Sud Kivu, Kasai
- RAME: Katanga, Kasai occidentale
- COBALTO: Katanga, Kasai occidentale
- MANGANESE: Kasai
- ZINCO: Katanga
- STAGNO: Katanga
- ARGENTO: Katanga- TUNGSTENO: Katanga
- ALLUMINIO: Maniema, Katanga
E ancora: FERRO, NICKEL, BAUXITE, CARBONE, GESSO, PIOMBO, CADMIO, PLATINO, CROMO.
Sono presenti giacimenti di METANO e PETROLIO.
Nonostante le grandi ricchezze del suolo, la Repubblica Democratica del Congo continua ad essere uno dei paesi più poveri del mondo. Secondo le stime dell’Onu, circa il 75% della sua popolazione vive con meno di un dollaro al giorno e oltre 1200 persone muoiono ogni giorno per cause legate alla povertà. Proprio le immense ricchezze minerarie – e gli altrettanto immensi appetiti internazionali, saziati attraverso la complice collaborazione di ‘attori’ (eserciti, governi e milizie) locali – sono considerate, prima di tutto dai congolesi, la causa prima dei devastanti conflitti che hanno scosso il paese negli ultimi anni e di quelli, geograficamente più ristretti ma non certo meno letali, che continuano a tenere in scacco ancora oggi alcune regioni.
A causa del contrabbando a grande scala e alla firma, durante le guerre, di contratti minerari negoziati in condizioni sfavorevoli per gli interessi della nazione, le risorse congolesi non riportano allo Stato che 13 milioni di dollari l’anno: il settore minerario arricchisce le reti illegali e un certo numero di imprese straniere.
Nell’aprile del 2007 è stata creata una commissione che aveva il compito di esaminare i contratti tra governo e società minerarie e il loro impatto sulle stesse imprese e sullo sviluppo del paese, al fine di rinegoziare eventualmente i contratti sfavorevoli per la nazione.
Il processo di revisione degli ingiusti contratti minerari viene chiesto e sostenuto dalla società civile e dai Vescovi. Questi i punti centrali del Messaggio del Comitato permanente della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo, presentato nel febbraio 2008: “I conflitti d’interesse dei gruppi economici, eventualmente sostenuti dai loro Stati, per lo sfruttamento delle risorse naturali della RDC, non costituiscono una delle ragioni dell’insicurezza del nostro territorio?” si chiedono i Vescovi. “Lo sfruttamento delle risorse naturali non finisce di sollevare gravi problemi di sovranità, di giustizia, di legalità, di rispetto delle popolazioni e dell’ambiente” continua il documento. “Appoggiamo il processo di revisione dei contratti ingiusti ed esigiamo dai governi stranieri e dalle istituzioni finanziarie internazionali di rispettare questo processo. Chiediamo al nostro governo di rendere chiaro e trasparente il quadro giuridico della stipulazione dei contratti minerari e forestali. Le imprese minerarie e forestali devono rispettare gli obblighi in materia sociale e ambientale”.
Nel marzo 2008 sono state rese pubbliche le conclusioni della commissione ministeriale incaricata della revisione dei contratti minerari.
Di seguito vengono riportate gli articoli di MISNA a riguardo:
CONTRATTI MINERARI VANNO RINEGOZIATI, IL PAESE RIVUOLE LA SUA RICCHEZZA (del 21 Marzo 2008)
Tasse non pagate allo stato, ma anche marginalizzazione dei rappresentanti pubblici nelle strutture miste e mancato rispetto degli obblighi sociali e ambientali sottoscritti: queste le principali cause che hanno portato la Commissione governativa incaricata di studiare i contratti di concessione forniti ad aziende internazionali per lo sfruttamento dell’immenso tesoro minerario della Repubblica democratica del Congo a chiedere oggi la ridiscussione e la rinegoziazione dei primi 61 contratti presi in esame finora. La Commissione – diretta da Alexis Mikandji, direttore di gabinetto del ministero delle Miniere, coadiuvato da esperti internazionali – ha annunciato quindi che in tutti i contratti presi in esame andranno rinegoziati i rapporti tra le società pubbliche da un lato e le aziende straniere dall’altro. In totale, secondo le stime correnti, 642 aziende di ogni angolo del pianeta (tra cui spiccano giganti del calibro della BHP Billiton, de Beers per i diamanti, dell’ Anglogold Ashanti per l’oro, della Tenke-Fungurume per il rame) si spartiscono attualmente le 4.542 concessioni ‘ufficiali’ fornite negli anni dal governo. Cifre a cui andrebbero poi aggiunte tutte quelle attività minerarie illegali e non censite che negli anni hanno fatto la fortuna di gruppi armati e delle grandi aziende internazionali che con questi trattavano, spesso pagandoli in armi. “Il governo congolese intende ormai assicurare una gestione efficiente e un controllo adeguato del settore minerario, in modo che le miniere congolesi portino pieno e reale profitto alla nazione” ha affermato la Commissione nel documento diffuso in serata.
RISORSE MINERARIE: NOMINATO COMITATO REVISIONE CONTRATTI (del 27 Marzo 2008) E’ stato nominato il comitato incaricato dal governo della Repubblica democratica del Congo di rinegoziare i termini dei contratti per prospezioni e sfruttamento minerario siglati nel corso degli ultimi anni con aziende locali e internazionali, dopo che sono emerse palesi e flagranti violazioni ai danni delle casse pubbliche. Nel riportare la notizia, la stampa congolese precisa che il comitato sarà composto da otto membri tutti scelti dal governo. Annunciando la nascita dell’organismo, il ministro delle Miniere, Martin Kabwelulu, ha precisato che il comitato si avvarrà del sostegno di alcuni consulenti esterni, locali e internazionali, e procederà all’esame di ogni singolo caso, ascoltando le ragioni delle parti contraenti e procedendo poi a un “riaggiustamento” dei contratti. La diffusione, nei giorni scorsi, delle prime conclusioni della Commissione governativa incaricata di studiare i contratti di concessione per lo sfruttamento dell’immenso tesoro minerario del paese ha portato alla sospensione di tutti i primi 61 contratti presi in esame finora perchè giudicati non conformi agli accordi. Il lavoro della commissione ha confermato quello che tutti i congolesi sapevano, ovvero che l’industria mineraria, locale ma soprattutto quella internazionale, si è approfittata del conflitto in corso negli anni scorsi del paese (“col concorso complice di funzionari corrotti”, precisano alcuni) per commercializzare i minerali congolesi senza che il paese ne traesse alcun beneficio.